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Caso Thyssen-Krupp: sentenza storica

[06-05-2011]

Torino, 18 aprile 2011 - Giunto a sentenza il processo in primo grado sulla tragedia nello stabilimento della Thyssen-Krupp, che vide morire a causa dell'incendio 7 lavoratori ed altri rimasero gravemente ustionati, a causa delle insufficienti misure di prevenzione e protezione rischi esistenti in azienda, gravate da una manutenzione gravemente inadeguata e carente. La sentenza è di primo grado e per il momento ne conosciamo soltanto il dispositivo, con le condanne a carico degli imputati; un primo dato può tuttavia già essere evidenziato: per la prima volta, in Italia, si è applicato il principio giuridico del "Dolo eventuale" ad un reato di natura colposa, in particolare sulla Sicurezza e Salute sul lavoro. In dottrina questo profilo giuridico è dibattuto da tempo, pur non avendo mai trovato concreta applicazione, nelle fattispecie della Sicurezza e Salute sul lavoro, per le sue evidenti, e rilevanti conseguenze. Le condanne L’applicazione della Responsabilità amministrativa dell'Impresa, ex D.L.gs. n. 231/2001 art. 25 septies sul reato colposo per la Sicurezza e Salute sul lavoro, ha visto condannare la Thyssen alla sanzione pecuniaria di un milione di Euro, più 800.000 Euro a titolo di confisca del prezzo del profitto ottenuto grazie ai risparmi sulla sicurezza; A.D. con delega in materia di sicurezza sul lavoro: condannato a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale per disastro e incendio dolosi. Questo significa che il manager era ben consapevole dei rischi che correvano i lavoratori nello stabilimento torinese. E che aveva comunque deciso di correrlo, con la rinuncia ad investire in misure di prevenzione antincendio le somme messe a disposizione pochi mesi prima, conservandole nella prospettiva di smantellare a breve la fabbrica. Il tutto sintetizzato da una delle frasi dei pm durante la lunga requisitoria: “l’imputato ha fatto prevalere l’interesse economico sul fattore umano”. Dirigente dell'Azienda ed RSPP, responsabile dello stabilimento ed membri del comitato esecutivo con deleghe in materia commerciale-finanziaria: tutti condannati a 13 anni e mezzo di reclusione per omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento, disastro e incendio. Responsabile della pianificazione degli investimenti antincendio è stato condannato a 10 anni e 10 mesi per gli stessi reati. Misure accessorie divieto di pubblicizzare i propri prodotti per 6 mesi; esclusione per 6 mesi da sussidi e finanziamenti pubblici; revoca dei finanziamenti pubblici già concessi. Risarcimenti alla parte civile, e alle parti sociali, che si aggiungono ai 12 milioni di Euro che erano già stati dati ai familiari delle 7 vittime: Un milione di Euro al Comune di Torino, a titolo di provvisionale; 973.300 Euro alla Regione Piemonte; 500.000 Euro alla Provincia di Torino; 100.000 Euro ad ognuno dei Sindacati di seguito indicati: FIM-CISL; FIOM-CGIL: UILM-UIL; FLM-CUB; Altri risarcimenti a decine di colleghi delle vittime che lavoravano nello stabilimento; Provvisionale a favore dell'unico sopravvissuto, Antonio Boccuzzi, oggi parlamentare. La sentenza, come riportano tutti i media, è stata accolta dagli applausi e dai pianti dei familiari delle vittime dello stabilimento torinese, e da una marea di dichiarazioni positive. Dichiarazioni che fanno ben sperare che con questo atto che farà giurisprudenza si cominci a camminare tutti, senza differenze di colore politico o di ruoli all’interno dei luoghi di lavoro, verso una stessa direzione: quella della prevenzione e della tutela. In questo senso va la dichiarazione del Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi: "La sentenza ha accolto il solido impianto accusatorio e costituisce un rilevante precedente”. E dimostra – continua il Ministro – “che l'assetto sanzionatorio disponibile è adeguato anche nel caso delle violazioni più gravi. La prevenzione resta la via maestra". Fonte: NetworkAIAS

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